La Malattia di Parkinson ha
un grande impatto socio-economico sulla società. L'evoluzione
cronica e progressiva della malattia porta con il tempo ad una
disabilità tale da indurre alti costi per far fronte alle
cure mediche necessarie per il trattamento, per l'assistenza
e la riabilitazione, oltre alla ridotta o perdita di produttività
dovuta alla evoluzione della malattia.
In Inghilterra il Servizio
Sanitario spende più di 383 milioni di sterline ogni anno
(1992). Tale entità economica fa capire l'importanza di
monitorizzare i costi relativi alla malattia, perchè solo
una loro analisi puntuale può essere alla base di scelte
razionali nelle priorità assistenziali. Purtroppo i dati
presenti in letteratura sono molto carenti.
Subito dopo l'ospedalizzazione
le spese per la terapia farmacologia sono quelle più elevate.
A tal proposito esiste uno studio fatto in Germania, scientificamente
valido, nel quale sono stati studiati i costi relativi ad una
popolazione di 409 pazienti parkinsoniani (Dodel e coll. 1998).
Dai dati di tale studio emerge che il costo della terapia varia
considerevolmente sulla base della gravità delle condizioni,
rappresentate soprattutto dai fenomeni off, dalle fiuttuazioni
motorie. Nelle fasi iniziali della malattia il costo medio giornaliero
della terapia farmacologica si aggira intorno a 6,60 DM per paziente;
tale cifra sale negli ultimi stadi della malattia a 22 DM. Tali
costi sono destinati a salire allorchè si richiedono terapie
infusive.
I pazienti con fluttuazioni
motorie hanno costi più elevati (16,5 DM) se confrontati
con pazienti senza fluttuazioni (7,8 DM). In riferimento ai tre
sottotipi di pazienti, il costo medio del sottotipo ipercinetico
è di 7 DM contro i 12,40 DM nel sottotipo acinetico-rigido
e 10,80 DM per le forme miste.
Complessivamente il costo medio per ogni singolo paziente è
di circa 10,70 DM.
Negli studi che valutano la
qualità di vita dei pazienti parkinsoniani emerge che
la malattia interferisce in modo significativo su vari aspetti,
soprattutto su funzioni fisiche e sociali; tali informazioni
devono essere tenute in debito conto nella gestione clinica del
paziente e dell'allocazione delle risorse destinate ai pazienti
dal Sistema Sanitario.
Altro aspetto da tenere presente
per la programmazione delle risorse è la variazione della
incidenza e della prevalenza della malattia di Parkinson in relazione
al progressivo invecchiamento della popolazione; considerato
che per il 2030 ci sarà un aumento della popolazione al
di sopra di 50 anni di circa il 36,6% (dati ISTAT), abbiamo calcolato
che per quella data in Italia ci saranno 273.000 casi prevalenti
e 8000 casi incidenti per anno.
La valutazione combinata di
tutti questi dati può essere terreno di riflessione critica
per una più razionale allocazione delle risorse nel tentativo
di migliorare la qualità di vita dei pazienti e di ridurre
i costi socio-economici della malattia.
Azione Parkinson Roma News
- n.1 marzo 2002 |