Farmaci anti-Parkinson. La dieta può aiutare.
Assorbimento migliore con pasti ipoproteici.
di Laura Cappozzo
(16 novembre 2006)

I cibi possono interferire significativamente sull'assorbimento del principale farmaco antiparkinsoniano, la levodopa, aminoacido che i neuroni del nostro organismo trasformano in dopamina, sostanza costituente delle proteine e prodotta dai neuroni della cosidetta "sostanza nera" del cervello.
Il morbo di Parkinson colpisce circa il 3 per mille della popolazione e circa l'1% degli over-65. Sebbene sia poco conosciuta al grande pubblico, si calcola che in Italia ne siano colpite più di 220.000 persone, costringendo anche le loro famiglie a convivere con gli effetti invalidanti di questa malattia cronica che riduce progressivamente l'autonomia motoria. Uno studio recente, presentato anche al World Parkinson Congress di Washington e condotto da Michela Barichella, specialista in scienza dell'alimentazione, ha evidenziato che l'utilizzo di prodotti a basso contenuto proteico migliorano la risposta terapeutica nei parkinsoniani ottimizzando l'assorbimento della levodopa.
"La necessità di proporre una dieta specifica ai pazienti trattati farmacolgicamente con la levodopa", spiega Barichella al convegno "Problemi nutrizionali nella Malattia di Parkinson" promosso dall'Associazione Italiana Parkinsoniani, "nasce dall'aver constatato che la composizione dei pasti può interferire con l'efficacia della terapia". "Grazie a questo studio clinico mirato, della durata di 16 settimane", prosegue "abbiamo potuto dimostrare come l'utilizzo di alimenti a basso contenuto proteico, assunti nella prima parte della giornata in sostituzione agli alimenti comuni, migliori la performance motoria dei pazienti che presentano fluttuazioni" riducendo significativamente i periodi di grande lentezza e difficoltà di movimento. "Il consumo di alimenti ipoproteici è così consigliabile a tutti coloro che lamentano blocchi post-prandiali", aggiunge Barichella ricordando che questi non sono comunque gli unici sintomi di questa patologia che, oltre ai classici segni cardinali (tremore a riposo, rigidità e lentezza nell'esecuzione dei movimenti) e la compromissione dei riflessi muscolari (che dipendono dalla posizione del corpo nello spazio), annovera spesso anche disturbi fisici e psichici. Per questo, conclude la dietologa "consigliamo ai pazienti che hanno un peso fuori norma, o qualsiasi altro problema nutrizionale, di rivolgersi al servizio dietetico del Centro Parkinson che ha elaborato opuscoli specifici per consigli e schemi dietetici appropriati basati sul proprio peso corporeo".
(Info: telefono amico dell'AIP: 06.77250779, mart. merc. giov.)

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Questo testo era pubblicato su Internet nella pagina http://www.repubblica.it/supplementi/salute/2006/11/16/medicinaterapie/019ant51219.html, del 16 novembre 2006, ora non più disponibile in linea.