L'attività elettrica influenza il "linguaggio" dei neuroni.
La scoperta apre un nuovo campo d'indagine per la terapia di disturbi neuropsichiatrici.
Le Scienze.it
(20 dicembre 2006)

Ricercatori dell’Università della California a San Diego hanno dimostrato che il linguaggio chimico con cui i neuroni comunicano fra loro dipende dagli schemi di attività elettrica che si sviluppano nel sistema nervoso.
Come è spiegato in un articolo apparso sulla versione on line dei Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), neurotrasmettitori e recettori non sono, contrariamente a quanto ritenuto finora, specificati da un rigido programma genetico. Alterando l’attività nervosa nel corso dello sviluppo si modifica la “madre lingua” che le cellule nervose utilizzano per comunicare.
La scoperta suggerisce che, attraverso la modificazione dell’attività elettrica del sistema nervoso centrale, si potrebbe forse influenzare l’andamento di molti disturbi cerebrali e psichiatrici.
“La maggior parte dei disturbi psichici, come depressione, schizofrenia, Parkinson, coinvolgono problemi a livello dei neurotrasmettitori e/o dei recettori” osserva Nicholas Spitzer, che ha diretto lo studio. “Modificando l’attività elettrica nel cervello adulto si può forse alterare la produzione di neurotrasmettitori e recettori, proprio come abbiamo scoperto che avviene nel sistema nervoso in sviluppo della rana.”
La ricerca era partita dallo studio delle connessioni fra neuroni periferici e muscoli, nelle quali viene utilizzato come neurotrasmettitore l’acetilcolina e mirava a stabilire se la “scelta” di questa specifica sostanza fosse determinata geneticamente o se fossero rilevanti anche altri fattori. E in effetti si è scoperto che in fase di sviluppo la cellula muscolare è in grado di produrre un ampio numero di neurotrasmettitori e recettori, e che la selezione di uno specifico di essi è influenzata dallo schema di attività elettrica a cui sono sottoposte le cellule interessate e che, variando tale schema, cambia anche il neurotrasmettitore destinato a fungere da strumento di comunicazione.
I ricercatori non sono certi che il cervello umano adulto abbia la stessa flessibilità, ma ritengono che la scoperta possa aprire un nuovo ambito di ricerca, nella speranza che particolari stimolazioni elettriche di aree specifiche mostrino di avere interessanti potenzialità cliniche.

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Questo testo era pubblicato su Internet nella pagina http://www.lescienze.it/sixcms/detail.php3?id=12965, del 20 dicembre 2006, ora non più disponibile in linea.