Parkinson, la cura è la fisioterapia.
(29 gennaio 2007)
Il movimento fisico se ben integrato con la terapia farmacologica è un valido aiuto.
Un convegno promosso dall’Unione parkinsoniani Verona ha fatto il punto degli studi sulla grave malattia. Secondo l’Oms nel 2030 il 15% della popolazione soffrirà di diverse forme di patologie neurovegetative.

Il Parkinson, la malattia degenerativa delle cellule nervose situate in una zona profonda del cervello, necessita di rilevanti risorse socio-sanitarie e di una continuità assistenziale. Non è solo quel fastidioso tremolio alle mani a rendere la vita difficile di chi è affetto da questa patologia ma un insieme di altri disturbi che portano il più delle volte a far sì che chi ne è colpito tenda a isolarsi. Da alcuni anni le aziende ospedaliere che si trovano sul territorio hanno attivo un ambulatorio specializzato. Qui il paziente può contare sulla consulenza di un neurologo specializzato, un fisioterapista, uno psicologo e tutte quelle figure mediche che possono offrire un’adeguata assistenza. Ma serve soprattutto individuare tutte quelle cure domiciliari, urgenze e terapie, che offrono aiuto. Infatti chi è affetto da Parkinson «non è sempre ospedalizzato», come ha fatto notare il primario del reparto di riabilitazione neurologica della struttura sanitaria di Zevio, Gianluigi Veronesi.
Di tutto questo se ne è discusso nel corso di un convegno promosso dall’Unione parkinsoniani Verona, in collaborazione con le cliniche neurologiche dell’Azienda ospedaliera di Verona, della casa di cura Pederzoli di Peschiera e della Fondazione Pia opera Ciccarelli, che si è tenuto nella sala convegni della Banca Popolare in viale delle Nazioni. A patrocinare l’iniziativa che tra l’altro è diventata oramai una tradizione dal momento che il convegno veronese sul Parkinson è giunto alla sua terza edizione, sono stati l’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri, le aziende Ulss 20, 21 e 22, il Comune e la Provincia.
Veronesi, che dal 2000 è coordinatore del comitato scientifico, evidenzia come sia importante creare nuove sinergie e consolidare le esistenti con gli enti territoriali. «Lo scopo di questo incontro è proprio questo», precisa, «di metterci d’accordo su quali metodi e quali misure adottare. I medici di famiglia giocano un ruolo importante».
Al momento manca una banca dati che fornisca l’esatto numero di quanti siano affetti da questa patologia che colpisce nella maggioranza dei casi dopo i sessantacinque anni di età. Secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), le patologie neurovegetative sono in ascesa e nel 2030 a soffrirne saranno il 15 per cento della popolazione. L’incontro voluto dall’Unione parkinsoniani proprio per favorire la formazione di medici, infermieri e fisioterapisti, ha toccato i diversi aspetti della malattia come la disfagia (difficoltà nella deglutizione), l’incontinenza, la terapia del dolore. Molti i casi clinici analizzati.
L’associazione di volontariato a sostegno dei malati di Parkinson è molto attiva nella nostra Provincia. Al momento ha dato il via ad una serie di corsi di fisioterapia. «Il movimento fisico se ben integrato con la terapia farmacologica è indubbiamente un valido aiuto», spiega Maria Origano volontaria dell’associazione che ha sede in via Bertoni, «proprio per questo abbiamo organizzato una serie di sedute domiciliari di riabilitazione motoria per malati gravi impossibilitati nel recarsi nelle strutture. Questo grazie al contributo offertoci dal Centro servizi volontariato e dalla Fondazione Cariverona».
Per chi volesse maggiori informazioni può contattare la sede dell’associazione nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 15 alle 17 al numero telefonico 045 597351. (a.z)

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Questo testo era pubblicato su Internet nella pagina http://www.larena.it/ultima/oggi/cronaca/Aac.htm, del 29 gennaio 2007, ora non più disponibile in linea.