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I casi di Parkinson raddoppieranno
nel mondo nei prossimi 25 anni. da: EPNN Journal (European Parkinson's Nurses Network) (Issue 9, Spring 2007) |
Secondo uno studio pubblicato recentemente nella rivista Neurology, il numero delle persone con Parkinson raddoppierà, con la prossima generazione, nei 15 Paesi più popolosi del mondo. Ciò evidenzia la significativa sfida che devono fronteggiare i Paesi con rapida espansione dell'economia, molti dei quali male preparati per questa minaccia incombente sulla sanità pubblica. Il dott. Ray Dorsey, neurologo presso l'Università di Rochester (USA), ed il suo team hanno esaminato la crescita futura della popolazione nei cinque più grandi Paesi dell'Europa occidentale (Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna) e nei dieci più popolosi Paesi nel mondo (Cina, India, Indonesia, USA, Brasile, Pakistan, Bangladesh, Nigeria, Giappone, Russia). Essi hanno quindi calcolato la diffusione della malattia per gruppi di età nei vari Paesi. Il risultato è stato che i malati di Parkinson in questi Paesi cresceranno da 4,1 milioni a 8,7 milioni nel 2030. Mentre negli USA i malati di Parkinson all'incirca raddoppieranno, la crescita maggiore si avrà nei Paesi asiatici in via di sviluppo: circa 5 milioni di persone saranno affette da Parkinson in Cina entro il 2030. Negli anni recenti, risorse ed energie sono state focalizzate globalmente sulle malattie infettive, eppure malattie croniche non contagiose, come il Parkinson, rappresentano un peso molto più grande in termini di costi economici e sociali nei Paesi in via di sviluppo. Il dott. Dorsey afferma: "Il grosso della crescita del morbo di Parkinson nei prossimi 25 anni non sarà negli USA e in Europa, ma in altri Paesi, principalmente la Cina, dove il Parkinson potrebbe non essere visto come un problema importante nella sanità pubblica. Per di più, questa crescita avverrà in società dove esistono infrastrutture molto limitate per le diagnosi individuali, e sono molto meno considerate le necessità di ordine medico e l'impatto sociale". Traduzione di Oreste Bornisacci |