Lo spazio umano tra malato e medico.
A cura di ATTIVEcomeprima - Il Pensiero scientifico editore
(gennaio 2006)

Riprendiamo da: FONDAMENTALE, Notiziario dell'Associazione Italiana per la ricerca sul cancro e della Fondazione Italiana per la ricerca sul cancro, 1° gennaio 2006:

Dall'introduzione di Umberto Veronesi: "Non c'è dubbio che nel mondo della sofferenza, della malattia in generale, o della salute se si vuole, sono la nostra esperienza psichica, il nostro vissuto, il nostro passato, il nostro futuro, le nostre aspettative, il nostro stato di ottimismo e di pessimismo a regolare la gravità o non gravità della malattia.
Noi non possiamo ignorarlo, non possiamo usare la stessa terapia per tutti, senza tener conto di come la persona vive la sua malattia.
Non possiamo perciò curare una persona se non conosciamo la sua sofferenza, la sua angoscia, l'ansia, lo stato di depressione.
Ecco perché dobbiamo insistere per una visione globale della persona.
Naturalmente questo vuol dire anche soffrire con il paziente, gioire con il paziente in rapporto alle varie evoluzioni della malattia.
E' il grande passaggio tra ciò che definiamo 'curare il paziente' e 'prendersi cura del paziente'.
Prendersi cura vuol dire occuparsio di lui, di lui come persona, nella sua globalità."